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30 ANNI FA, I PINK FLOYD A VENEZIA

15 luglio 2019 da vinylane

Sono passati trent’anni da quel giorno indimenticabile a Venezia dove i Pink Floyd scrissero una delle pagine più famose del rock. La notte era indimenticabile, solo immaginare un palco per una rock band nelle acque di fronte a San Marco era emozionante, e così il sogno divenne realtà.


Il 15 luglio 1989, aveva inizio quello che da tanti è tutt’ora considerato il concerto del secolo, l’episodio più importante di una lunghissima tournée durata la bellezza di tre anni, dal 1987 al 1990, chiudendosi a giugno al Knebworth Park nello Hertfordshire in Inghilterra. L’evento fu trasmesso in mondovisione e si calcola che vi assistettero oltre cento milioni di spettatori, un’evento unico nel suo genere. 

La RAI ha proposto una diretta mondiale del concerto offrendo una notevole somma di denaro appena adeguata a coprire parte delle spese. A parte delle spese avrebbero contribuito anche gli stessi membri della band per renderlo possibile. L’impresa era ardua, bisognava bloccare il traffico navale, controllare correnti e maree, rendere stabile il palco e il mixer collegati a cavi sottomariniche bisognava mettere in sicurezza. 
Il lavoro è stato svolto da due ingegneri sub scozzesi che hanno anche ancorato sul fondo sabbioso del mare delle zattere di grandi dimensioni. Una per il palco che misurava 50 metri per 30 metri ed una seconda più piccola per le strutture di servizio, per il mixer da palco e per il mixer generale. Questo ed altro per accontentare le aspettative dei Pink Floyd, il luogo era una parte molto importante perché entrava a far parte di un contesto di suggestione acustica e visiva che era l’arte dei pink.

 

 

 

 

 

 
 
Il palco galleggiante fu accuratamente rimorchiato e ormeggiato di fronte a Piazza San Marco. Il concerto era gratuito per tutti coloro che avessero voluto partecipare, ed i fan dei Pink in europa non erano pochi. Si scatenò un’ondata di fan che accorsero per partecipare all’evento; tra condizioni di viaggio improvvisati ed hotel stracolmi di prenotazioni la città galleggiante si ritrovò invasa di persone accampate ovunque. La polizia veneziana protestò per il personale per mantenere la pace. I negozi erano barricati per proteggere i loro beni dai saccheggi.
La Giunta della città provò a silenziare il concerto imponendo il divieto di superare i 60 decibel  ma l’imponente impianto dei Floyd aveva troppa voglia di farsi sentire, e Venezia tremò superando il limite gradualmente fino a picchi di 90-92 decibel, mentre i famosi foghi del Redentore, la cui festa ricorreva proprio quel giorno, superarono ampiamente i 107 db).

Le acque invase di imbarcazioni di ogni tipo, a formare uno strato fitto di persone completamente invase da quella magia psichedelica che solo Gilmour e compagni sanno fare. Il laser del palco attraversava i corpi di tutti, offrendo un colpo d’occhio sensazionale; sulla scena calavano grandi macchine robotiche da cui fuoriuscivano fumi avvolti da luci multicolore e con schemi geometrici che sembravano l’esatta espressione visiva della loro musica. 
Purtroppo il concerto durerà soltanto 90 minuti per una questione di diritti televisivi, che saranno un grande limite per uno spettacolo che avrebbe potuto dare molto di più. Oltre che non si vide volare il loro famoso maiale rosa, simbolo di governi ‘porci’;ennero eliminate dalla scaletta iniziale una decina di brani tra cui le immortali One slip, A new machine, Us and them e Welcome to the machine.
Accompagnati come del resto dall’inizio del tour da altri musicisti quali Jon Carin, tastiere, sintetizzatori e voce, Tim Renwick, chitarra, Guy Pratt, basso e voce, Scott Page, sassofoni, Gary Wallis, percussioni Rachel Fury, Durga McBroom e Lorelei McBroom, coro. 


Si comincia puntualissimi alle 21 e 45, tra i rumori della città e di temporali lontani si presentarono i giganteschi Pink Floyd, ad uno ad uno sul palco, ultimo David Gilmour sulle note di Shine on you crazy diamond, subito ad onorare l’amico e fondatore del gruppo, Syd Barret. Con la sua Fender al collo e un po’ emozionato saluta in italiano il pubblico per passare poi subito all’inglese.

Si inizia tra le note di Learning to fly, e si capisce subito l’enorme qualità degli impianti sonori. Seguono Yet another movie, di Mason, Sorrow, con i suoi effetti luminosi.
Cani rabbiosi saltano fuori dallo schermo tra le note di Dogs of war; e poi ancora la straordinaria On the turning away, avvolta tra mille colori. In quel momento si capisce che ormai le acque e tutta la città appartengono a loro, sono i padroni della scenna quando migliaia di orologi cominciano il tic tac per l’introduzione di Tim.
Si arriva così poi ad un momento iconico del concerto con Rachel Fury che intona le strabilianti note di The great gig in the sky. 
Tutto questo accadde prima della dedica a Syd Barrett, genio indiscusso e fondatore del gruppo, Wish you were here viene cantata all’unisono in coro dai migliaia di giovani nel mondo, ciascuno con il suo modo e la sua originalità.
Lo spettacolo prosegue senza soste e senza lasciar fiato con Money, originale e divertente con un arrangiamento blues e reggae, supportate dalle macchine scenografiche che nel frattempo offrivano un’esibizione di giochi di luci incredibili.
 
 

 

 
 
 
 
Ed ancora, Another brick in the wall e Confortably numb che sembrano aumentare sempre di più il fuoco delle anime presenti. Si chiude magistralmente con Run like hell, dove il palco sembra chiedere pietà e sembra voler esplodere.
Per la maggior parte dei fan una giornata comunque indimenticabile nonostante la disorganizzazione totale, i chilometri a piedi sul ponte per ritrovare le auto abbandonate in terraferma ed i treni super affollati. La data italiana dei Pink è rimasta nella storia per la portata di persone che sono accorse, per l’emozione che ha scatenato nei cuori di milioni di persone che anno assistito e ancor di più per quelle migliaia di persone che ebbero il coraggio e la voglia di assistere dal vivo.
Una grande pagina nella storia della musica, un’evento storico senza rivali. Purtroppo quel giorno non viene raccontato e ricordato con entusiasmo dai Veneziani, comprensibilmente visto le condizioni in cui fu lasciata la città. Per i fan dei Pink Floyd però assistere a qualcosa del genere ed addirittura poter dire di averne fatto parte è fantastico. Una serata speciale, in cui tutti si dovettero inchinare davanti alla galassia del fluido rosa.

vinylane

Filed Under: Concerti, Ricorrenze Tagged With: BARRET, GILMOUR, pink floyd, rock, VENEZIA, VENICE

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