Nel 1976 Bruce Springsteen era in tour per promuovere il suo nuovo album Born To Run, uno dei migliori album nella carriera del musicista. Springsteen era un giovane rocker sull’onda dell’entusiasmo e il mondo intero iniziava a conoscere il suo nome e la sua musica, con l’uscita dell’album si sarebbe poi consacrato come grande della musica. Il 29 aprile suonò a Memphis, nel Tennessee, finito il concerto alle 3 del mattino decide di prendere un taxi con il suo amico e chitarrista Steven Van Zandt per andare in qualche locale, carichi ancora dell’adrenalina della serata.
Il tassista alla richiesta di Bruce e Steve gli consigliò un locale che si trovava vicinissimo a Graceland, la famigerata residenza che il Re, Elvis Presley acquistò nel 1957. Ciò che non sapeva è che il Boss fosse un grandissimo fan di Elvis come a quel tempo tutti del resto, il Re aveva rivoluzionato il modo di vedere la musica e gli era ampiamente riconosciuto.
Una volta arrivati davanti Graceland ed aver titubato per un attimo dopo che il tassista cercò di persuaderlo, a Bruce venne una folle idea. Erano le 3 del mattino, dall’auto notarono delle luci colorate accese al secondo piano della villa e pensò che magari Elvis potesse leggere un libro o comunque qualcosa del genere. Era una vita che aveva il sogno di incontrare il suo idolo per potergli parlare della sua musica e comunque trovarsi a faccia a faccia con il tuo eroe è il sogno di tutti e per questo decise di scavalcare ed entrare nella villa.
Comunque, a quel tempo, ero pieno dell’entusiasmo della giovinezza e corsi su per il vialetto, arrivai alla porta principale e stavo per bussare, ma le guardia uscì dai cespugli e mi chiese se poteva aiutarmi. E io dissi di si: “Elvis è a casa?” Quindi rispose: “No, no, Elvis non è in casa, è nel lago Tahoe”. Così, ho iniziato a spiegargli che ero un chitarrista e che avevo la mia band, e che abbiamo suonato in città quella sera, e che ho fatto alcuni dischi. E gli ho anche detto che avevano pubblicato la copertina di Time and Newsweek con la mia foto sopra. Ho dovuto fare di tutto per provare a fargli un’impressione, sai. Non credo che mi abbia creduto o forse ancora non mi conosceva, però, per un pò è rimasto li annuendomi e poi mi hanno preso per un braccio e mi ha riportato in strada con Steve.
Più tardi, mi chiedevo cosa avrei detto se avessi bussato alla porta e se Elvis fosse venuto alla porta.
Ricordo poi quando un mio amico mi chiamò per dirmi che era morto. Era così difficile capire come qualcuno la cui musica arrivò e portò via la solitudine di così tante persone e diede a così tante persone una ragione e il senso di tutte le possibilità di vivere alla fine morì così tragicamente.
Tredici mesi dopo l’episodio di Graceland, Springsteen e Van Zandt parteciparono a un concerto di Elvis Presley a Filadelfia. Purtroppo quella sera,anche a causa delle sue condizioni fisiche Elvis non fece una buona performance, anzi. Dopo aver assistito alla decadenza del suo idolo, bruce sembra essere andato a casa ed inizio a scrivere una canzone per placare le proprie delusioni che chiamò “Fire”. Il cantante ha sritto il testo del brano come una canzone che potesse essere registrata da Elvis, quasi a voler autorisollevare la stima nel suo eroe e volerlo omaggiare registrazioni dei suoi anni d’oro. Springsteen in seguito dichiarò “Ho inviato a Elvis una demo ma è morto il 16 agosto 1977 prima che arrivasse”.
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