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La strana morte di Rino Gaetano – Ci lasciava “Quello di Gianna”

2 giugno 2020 da vinylane

Dopo essere sfuggito alla morte l’8 gennaio di quell’anno, Salvatore Antonio Gaetano non riuscì a sottrarsi ad essa il 2 giugno 1981. Rino Gaetano ci lasciava a causa di un’incidente stradale a Roma, quasi come nella sua ” La ballata di Renzo”, scritta dieci anni prima dove “Renzo”, il ragazzo di cui si narra la storia, vive situazioni incredibilmente simili a quelle della morte di Rino Gaetano…

 


 
 
 
 
Venuto dal sud, in provincia di Crotone in Calabria, Rino si trasferì a Roma a poco più di 10 anni assieme ai genitori ma rimase nel tempo molto legato alle sue origini calabresi. Non si abbassò mai a nessuno, neanche a coloro che volevano il controllo su di lui, come le case discografiche che volevano limitarlo. Era una voce fuoricampo, nessuno o pochi seguivano la sua musica così fuori dalle righe e davanti ad un pubblico abituato al neomelodico classico italiano.
Un crocevia della sua carriera è stata l’esperienza di Sanremo con il successo di Gianna. In quella canzone viene pronunciata la parola “sesso”, cosa mai avvenuta al Festival. Quella sera del 26 gennaio 1978, sul palco di salì un ragazzo colmo di verità e la speranza che altri avrebbero aperto gli occhi come aveva fatto anche lui. Con quella sua voce forte e ruvida non ottenne subito il successo che invece oggi, a molti anni dalla sua morte, è riuscito ad ottenere.
Rino Gaetano, è stata la voce che tra molte si differenziava, nessuno cantava quello che cantava lui, celato dietro testi e messaggi profondi e di vera denuncia sociale.  “Mio fratello è figlio unico “, “ Chi me sente “, “Nuntereggae più“, “ L’Aida ” sono un mix di sarcasmo e denuncia contro lo scandalo che era allora la società italiana, cosa che purtroppo è ancora oggi.

 

 

 

 

Basta guardarci attorno per capire quanto le sue parole fossero premonitorie, quanto bene vedeva i problemi che affliggevano il belpaese, oppure semplicemente era tra i pochi ad aver il coraggio di divulgarli. Testi le cui parole in realtà parlavano di ben altro, come la Legge elettorale del 1953 n. 148, ‘legge truffa’ che introdusse il ‘premio di maggioranza’, la tragedia annunciata del Vajont, il delitto della Montesi, la ventunenne romana trovata senza vita, in circostanze misteriose sulla spiaggia di Capocotta. Nel 1979, lo stesso Rino Gaetano tenne un concerto in quel luogo e pronunciò un discorso a dir poco premonitorio.
C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio. Io non lo temo! Non ci riusciranno! Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni. Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno che cosa voglio dire questa sera. Capiranno, e si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta
 
 
 
 

Poi negli Anni 70, l’assassinio di Giorgiana Masi nel 1977, durante una manifestazione di piazza,  l’immigrazione disumana e la tragedia di Marcinelle, l’assassinio di Aldo Moro, l’Organizzazione Gladio e i rapporti che soprattutto in quei anni erano molto più alla luce del sole rispetto ad oggi. Questi solo alcuni esempi, tra i più evidenti e spregiudicati di Gaetano, che sembrano aver sempre più voce in capitolo in un mondo impazzito e senza “umanità”.
Il brano “La ballata di Renzo“ parla di un ragazzo vittima di un’incidente stradale, che nella canzone muore perché rifiutato da più ospedali. In quel mattino giugno Rino stava percorrendo via Nomentana, dove abitava, a Roma. Di colpo perse il controllo della sua auto e sbandò finendo in un frontale con un autocarro che veniva dalla corsia opposta. Il soccorso immediato del camionista fu vano dopo esser stato rifiutato da ben cinque ospedali, alcuni dei quali citati nella canzone. 
La strada era buia, si andò al San Camillo, e lì non l’accettarono forse per l’orario. Si pregò tutti i santi ma s’andò al San Giovanni e lì non lo vollero per lo sciopero.Quando Renzo morì io ero al bar:era ormai l’alba e andarono a Policlinico, ma lo si mandò via perché mancava il vicecapo. C’era in alto il sole, si disse che Renzo era morto; ma neanche al Verano c’era posto.

 

 

Già l’8 gennaio 1979 un fuoristrada contromano aveva spinto la Volvo di Gaetano contro il guard-rail: il cantante rimase illeso mentre la sua auto venne distrutta. Non era il primo personaggio conosciuto che moriva tragicamente in uno sfortunato incidente, guarda caso come altri diceva cose scomode e fastidiose per qualche potente. I dubbi rimangono, persistono e si diffondono generazioni dopo generazioni, perché ascoltando attentamente le sue parole puoi rivedere le tue strade, il tuo ufficio, le tue istituzioni e qualunque cosa nasconda l’ombra della corruzione.
 
Non mancano, quindi, le teorie del complotto riguardo la sua morte, ovviamente supportate da molto meno che da prove concrete che però hanno lacerato quel velo di menzogna che invece voleva tutto in silenzio e messo a tacere. Le coincidenze però sono veramente molte ed incredibilmente accurate, quasi come se fossero state scritte dall’artista in un tempo postumo alla sua morte.
Una vera visione della realtà, di ciò che si celava dietro le faccende più oscure della storia italiana dal dopoguerra ad i giorni nostri. Parole di valore che avrebbero trovato ragione negli anni 50 come nei nostri “modernissimi” e “socialmente evoluti” anni del nuovo millennio. Se fosse ancora vivo oggi, Rino Gaetano avrebbe quasi settant’anni e dispenserebbe saggezza e visione a chi avrebbe ascoltando la sua musica, perché con la musica si arriva alle corde delle persone, perché con la musica Rino scelse di cantare per le persone.
 
 
A te che odi i politici imbrillantinati
che minimizzano i loro reati,
disposti a mandare tutto a puttana
pur di salvarsi la dignità mondana,
a te che non ami i servi di partito
che ti chiedono il voto, un voto pulito.
Partono tutti incendiari e fieri
ma quando arrivano sono tutti pompieri.

 

Filed Under: Ricorrenze Tagged With: festival di sanremo, gianna, musica italiana, rino gaetano

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