Sono passati ben 47 anni da quei giorni che segnarono profondamente il Rock. Made in Japan è un album live dei Deep Purple, registrato nell’agosto 1972 e pubblicato nel dicembre dello stesso anno. Considerato uno dei migliori album dal vivo di sempre, tratto dall’esibizioni del 15 e 16 agosto 1972 (Festival Hall, Osaka)e del 17 agosto (Nippon Budokan, Tokyo).
Pietra miliare della storia del rock.
Il disco è uno dei lavori più famosi della band inglese. Contiene alcune celebri versioni di pezzi che sono divenuti classici del rock come Smoke on the Water, Child in Time e Strange Kind of Woman.
I brani sono tratti dagli album di quel periodo, in particolare Fireball, In Rock e Machine Head realizzati dalla formazione dei Deep Purple considerata più classica, la cosiddetta Mark II con Ian Gillan e Roger Glover.
Alcuni brani, come la celebre Smoke on the Water, sono più conosciuti nella versione contenuta in questo disco, piuttosto che nella loro versione originale in studio. Made in Japan è stato uno dei primi album rock registrati dal vivo ad ottenere un successo commerciale importante e ad entrare nelle classifiche di vendita. In particolare il disco, oltretutto doppio, raggiunse la prima posizione in Austria, Germania e Canada, la terza in Australia, la quarta in Olanda, la 6ª posizione delle chart statunitensi Billboard 200 e la settima in Norvegia. L’hard rock allo stato solido, i suoni provenienti da questo capolavoro colpiscono duro.
Quando Made in Japan uscì nel gennaio del 1973 il livello tecnico delle registrazioni dal vivo e della post-produzione non era ai livelli che sarebbero stati raggiunti negli anni successivi. Dischi di gruppi all’epoca famosi avevano subito aspre critiche perché troppo evidenti erano le manomissioni fatte in seguito realizzate in studio e al mixer. Celebre fu il caso di Live at Leeds degli Who uscito nel 1970: pur considerato uno dei migliori dischi live mai pubblicati, fu evidente che il sound generale non rispecchiava completamente quello del gruppo nei concerti; i tecnici, in post-produzione, avevano probabilmente calcato troppo la mano. In una intervista degli anni ottanta, il bassista dei Deep Purple Roger Glover definì Made in Japan «il disco più onesto della storia del rock», perché testimoniava senza trucchi, sovraincisioni, manomissioni in studio, ciò che realmente era la musica dei Deep Purple in concerto, con la loro carica, l’energia che esprimevano, la bravura dei musicisti, ma anche i difetti e le imperfezioni.
Le foto di copertina non furono scattate in Giappone ma durante un concerto alla Brixton Academy di Londra, tra la cui folla è possibile riconoscere un giovanissimo Phil Collen, divenuto in seguito noto come chitarrista dei Def Leppard. Con Made in Japan i Deep Purple sfondarono anche negli Stati Uniti, vendendo milioni di copie, e gettarono le basi per i fasti dell’heavy metal del decennio successivo. I brani di questo monumento del Rock sono estrapolate da tre serate storiche registrate nell’agosto del 1972 in Giappone, più precisamente due a Tokyo ed una ad Osaka. A partire dal 1970, i Deep Purple sfornarono tre perle indiscusse (In Rock, Fireball e Machine Head) ed usarono le canzoni contenute all’interno per realizzare il futuro Made In Japan.
I brani sono quasi sempre riarrangiati e rielaborati, zeppi di stupefacenti improvvisazioni, nelle quali i Deep Purple furono maestri: i controtempi di Ian Paice, l’eccezionale lavoro di copertura di Lord e Glover e, soprattutto, i leggendari duelli fra la chitarra di Blackmore e l’ugola di Gillan fanno ormai parte degli annali della musica hard rock.
Aggressivo e stupefacente Made in Japan stupisce fino all’ultimo secondo inciso: dalla tiratissima e veloce “Highway Star” con due fantastici assoli di hammond e chitarra, si passa al classico senza tempo “Child In Time”, graziata dalla voce piena di espressività di Ian Gillan. Il live continua con la immortale “Smoke On The Water”, qui nella sua versione migliore, “The Mule” con l’assolo di batteria del grande Paice e “Strange Kind Of Woman”: Gillan riproduce i riffs di Blackmore in modo pressochè identico in una sorta di sfida artistica che terminerà in parità assoluta. Made In Japan si conclude con due capolavori: “Lazy” e “Space Truckin'”, con effetti stratosferici dell’organo hammond di Jon Lord. Il soggiorno giapponese fu breve (solo tre concerti, originariamente previsti in maggio e posticipati di tre mesi per inserire un maggior numero di date americane), ma risultò quello che è in genere considerato il più classico album dal vivo di tutto l’hard rock. Il risultato di quei tre straordinari concerti fu un prezioso doppio dal vivo intitolato appunto Made in Japan. “E’ l’album in cui i nostri pezzi sono suonati meglio”, commento Ian Gillan all’epoca.
Nell’edizione originale in vinile esistevano due dischi di quattro lati rispettivamente composti così: lato A (Highway Star, Child in Time), lato B (Smoke on the Water, The Mule), lato C (Strange Kind of Woman, Lazy), lato D (Space Truckin’). Al ritorno in patria l’esperienza giapponese venne immortalata nella canzone Woman From Tokyo (In volo verso il sol levante/visi sorridenti ovunque) e da allora Made in Japan ha sempre più consolidato la sua reputazione di album live fra i più riusciti di sempre.